Scrivo questo post al mio ventottesimo giorno di quarantena. Sono a casa dal 10 marzo, e da allora sono uscita solo per andare a fare la spesa. Da amante di romanzi e film distopici, mai avrei pensato di scrivere un giorno un articolo dove avrei raccontato in prima persona un momento così.
Abito in centro storico, in una piazza dove c’è sempre un gran movimento; la sera mi affaccio alla finestra e invece del rumore delle macchine e le voci delle persone, adesso sento il fiume che scorre al di là delle mura della città. Detta così sembrerebbe quasi piacevole, in verità è tutto così strano, mette tristezza e a tratti paura.
E poi apri i social, accendi la tv, senti al telefono qualcuno e vieni letteralmente bombardato di informazioni: l’andamento dei contagi, il continuo rimandare delle date di riapertura, “ma lo sai che il cugino della mia amica è positivo al virus?”, il mondo che si ferma.
In tutto questo, so di essere molto ma molto molto fortunata. Sto bene, non ho perso un solo giorno di lavoro, ho una casa che mi piace, posso occupare il tempo libero a fare tutto ciò che mi pare.
Ci ricorderemo di questa quarantena per sempre. Perchè quando anche le cose più semplici ci vengono negate o proibite, è proprio allora che capisci quanto niente nella vita possa essere dato per scontato.
E allora, mai come adesso sento il bisogno di condividere un po’ di leggerezza, di collezionare ricordi divertenti in un momento tanto buio, per poter ripensare in futuro a questi giorni anche con un sorriso.
#weekintips – lo smartworking
Dopo “assembramento” e “mascherine”, “smartworking” è la parola che ho sentito pronunciare più spesso nell’ultimo mese. Nella mia quotidianità lo smartworking si è tradotto in effetti positivi e negativi:
- positivi perchè mi ha aiutato a mantenere una routine, a scandire le ore di lavoro dal tempo libero, a sentirmi utile e produttiva;
- negativi perchè non avendo uno spazio da adibire a home office, i confini tra casa e ufficio si sono fatti liquidi, il tavolo della cucina è diventato il centro del mondo, e il concetto di “casa” come luogo privato e intimo è venuto un po’ a mancare… e poi ho la schiena a pezzi!
In ogni caso, la possibilità di lavorare *ogni tanto* da casa può essere davvero preziosa, e dato che la mia azienda lo prevede credo che la sfrutterò anche dopo il coronavirus. Non prima di aver acquistato però una ciabatta elettrica GIGANTE! Non so voi ma qui con tutti i caricabatterie di computer/tablet/telefoni/cuffie è una sfida perenne a non tirare in terra ogni cosa o inciampare di continuo.
Le riunioni hanno assunto tutto un altro significato. Tempi e modalità di incontro “a distanza” ci hanno resi tutti più puntali, attenti, efficienti. Ottimi spunti di riflessione per il futuro… nonostante i primi 10 minuti di ogni meeting vadano tutti più o meno così:
collega 1. “Buongiorno, mi senti?”
collega 2. “Ti sento ma non ti vedo!”
collega 1. “Aspetta, che provo ad attivare la fotocamera…!
*segue un minuto di rumori molesti, poi parte il video di collega 2 con ripresa dal basso verso l’alto che inquadra solo mento e narici*
collega 1. “Eccomi, adesso mi dovresti vedere bene!”
collega 2. “Sì, diciamo di sì dai…”
collega 3. “Ciao ragazzi, scusate il ritardo ma mio figlio stava usando il mio portatile come tavolozza per le tempere…”
collega 1. “Non preoccuparti, ti capisco bene! Ieri ho dovuto interrompere una call importante perchè mia figlia si è aperta il cranio contro lo spigolo del divano…”
*collega 2 avvia accidentalmente la condivisione schermo, mostrando ai malcapitati colleghi le finestre aperte nel suo browser: “ricetta abbacchio al forno” nella prima scheda, “amuchina fai da te” nella seconda, “come dimagrire in 5 giorni restando sul divano” nella terza, e così via…*
#weekintips – lo sport
Tasto dolentissimo. Sono partita in quarta, facendomi paladina del “volere è potere!”, cercando di auto-convincermi di quanto fosse semplice arrangiarsi. La verità è che passati i primi giorni di apparente entusiasmo, la voglia è svanita. Fare sport mi piace, ma vuoi mettere andare a correre all’aperto in mezzo alla natura? O sfruttare la doccia della palestra così da non dover pulire la tua?
In ogni caso, dato che nei giorni di lavoro la mobilità è pari a zero, cerco di ritagliarmi una mezz’orettaprima di cena per sgranchirmi un po’. Attrezzi e pesi possono essere sostituiti (sedie, casse d’acqua, cassetta degli attrezzi…) ma ho capito che è fondamentale avere un buon tappetino; ho preso questo su Amazon ed è favoloso.
Le scale rimangono sempre valide per fare un po’ di cardio, e per gli allenamenti mirati mi affido ai video di MadFit, che offre tanti spunti equipment-free e apartment-friendly.
E in mancanza di tutto, ci sono sempre le lavatrici da stendere…
#weekintips – la cucina
Ma diciamoci la verità, tutti noi ci ricorderemo della quarantena da coronavirus come di quel periodo in cui abbiamo dato fondo a tutta la nostra creatività culinaria, cercando di preparare in casa quanto più cibo possibile, preferibilmente molto, molto calorico.
E questo vale per tutti, anche per chi fino a febbraio non aveva idea di come si accedendesse il forno, o magari neanche sapeva di possederlo, un forno. Non c’è stata persona che conosca che non si sia dilettata nella pizza fatta in casa (pure io, of course). Ho visto più foto di tagliatelle e biscotti homemade che selfie con la mascherina.
La mia produzione di cibo è stata fino ad ora varia ed abbondante, sia nel dolce che nel salato; ho cercato di alternare burrosissime torte di mele a vellutate e verdurine al vapore. Diciamo che in generale ho dato libero sfogo alla fantasia, cucinando ogni tipo di ortaggio, bestiame o latticino che passasse tra le mie mani.
Anche perchè essendo il supermercato l’unico luogo che ci è permesso visitare, vuoi non riempire il carrello con qualsiasi alimento in cui ti imbatti? Ho deciso, alla prossima spesa se lo trovo compro il katsuobushi – se a Masterchef lo fanno usare a tutti, chi sono io per essere da meno?
Trovate qui una raccolta delle ricette preparate durante questa quarantena.
#weekintips – il social distincing, che invece di dividere unisce
Le video-chiamate. Negli anni ’10 del 2000 appannaggio esclusivo di parenti lontani in crisi di mezza età, che con i primi smartphone tra le mani le consideravano la quintessenza del divertimento. E noi adolescenti impauriti da tutto ciò che potesse metterci in imbarazzo li guardavamo con disprezzo… alla fine, ci siamo cascati pure noi.
E via a video-chiamate infinite con i genitori (che tendenzialmente si comportano come il collega 2 di cui sopra, inquadrando orgogliosi le proprie narici pelose) e aperitivi virtuali con gli amici che si trasformano in sbronze epocali – del resto, come non approfittare del fatto che nessuno deve guidare a fine serata?
Vi devo dire la verità? Mi dispiace non averlo fatto prima. Perchè a volte finisco per discutere con mia madre se non passo a trovarla da troppi giorni, quando sarebbe semplice e divertente vedersi mentre prepariamo entrambe la cena, ognuna a casa propria. Per non parlare delle serate tra amiche rimandate di settimana in mese, solo perchè non si trova un giorno che vada bene a tutte… nel frattempo, perchè non bersi un bicchiere di vino tutte insieme da remoto, chi con la maschera all’argilla sulla faccia e chi con lo smalto che si asciuga sulle unghie dei piedi?
Ho “rivisto” amiche che abitano lontano, mostrato la mia casa a chi non avevo ancora avuto occasione di invitare a cena, chiesto consigli di botanica in tempo reale, cucinato in compagnia.
In attesa di riabbracciarci, sorriderci e parlarci dal vivo, perchè live è tutto più bello.
#weekintips – libri, serie tv, film
Sono un’avida lettrice e cintura nera di binge-watching di serie tv. Eppure, da quando è iniziata la quarantena non riesco a trovare il tempo – le stories di Instragram non contano, vero?
Sarà che tra smart-working e progetti personali passo molto tempo al pc. Che non potendo andare a mangiar fuori si deve cucinare una/due volte al giorno (appunti per la me del futuro: la prossima cucina con la lavastoviglie). Che appena il sole gira nel mio salotto mi appollaio sul davanzale della finestra stile carcerata (appunti per la me del futuro, parte seconda: la prossima casa con il terrazzo/giardino).
Vi lascio comunque qualche spunto mediatico:
- libro – sto terminando “Rien ne va plus“, decimo episodio della serie del vicequestore Rocco Schiavone scritta da Antonio Manzini. Romano de Roma, burbero ma dal cuore tenero, Rocco è un poliziotto che dalla capitale viene forzatamente trasferito ad Aosta. Con una squadra di sottoposti alquanto variegata e le fedeli Clark’s sempre ai piedi a sfidare la neve, seguiamo le sue avventure tra gialli da risolvere, amicizie indissolubili e amore eterno. Se non conoscete questa serie e amate il genere ve la consiglio, una lettura leggera ma appassionante.
- film – “her“, con un magistrale Joaquin Phoenix che sta scalando la vetta dei miei attori top. Da guardare categoricamente in lingua originale (la voce di Scarlett, “her”, è troppo bella per essere doppiata) e su uno schermo decente, perchè la fotografia di questo film merita davvero.
- serie TV – in un momento in cui tutti danno fondo all’archivio di Netflix e per disperazione si ritrovano a guardare i più assurdi documentari indocinesi sulle malattie sessualmente trasmissibili negli insetti, io mi sento una voce fuori dal coro perchè di tv ne sto guardando pochissima. Con una sola eccezione: ho rivisto le prime due stagioni di “The Handmaid’s Tale” su TimVision, per rinfrescarmi la memoria prima di vedere la terza.
Un abbraccio virtuale a tutti, che quelli per fortuna non sono ancora vietati.
6 Comments
Elena
8 Aprile 2020 at 14:42Amica, come sempre i tuoi articoli sono piacevoli, scorrevoli e un’ottima compagnia. Mi hai fatta sorridere! Ti abbraccio forte, sperando di farlo dal vivo prima o poi ❤️
Giulia
8 Aprile 2020 at 16:36Cara Elena,
grazie mille sei sempre carinissima!
Assolutamente sì, ce lo prendiamo come impegno per il futuro! ❤️
Giada
8 Aprile 2020 at 19:48Come sempre bellissimo articolo!
Leggerlo dopo lo smart-working con un buon bicchiere di vino è un vero e proprio toccasana!
Grazie.
Giulia
9 Aprile 2020 at 9:10Ma grazie! Allora è proprio il caso di dirlo: cheers! 😘
Alessandra
8 Aprile 2020 at 21:58Ciao Giulia, che bello leggerti! Sembra di essere lì con te e sentirti parlare col tuo accento toscano!
Spero che presto racconterai della piazzetta davanti casa tua piena di gente e delle tue mattinate in palestra!
Nel frattempo, ti abbraccio virtualmente…
Alessandra (una tua follower)
Giulia
9 Aprile 2020 at 9:11Spero anche io che quel giorno arrivi molto presto!
Un abbraccio a te 😘